A margine de La trilogia Adamsberg: L’uomo dei cerchi azzurri-L’uomo a rovescio-Parti in fretta e non tornare
Adamsberg è un poliziotto inventato da Fred Vargas, alias di Frédérique Audoin-Rouzeau, un’archeozoologa e storica francese, nata nel 1957. È un poliziotto sui generis, forse l’antitesi di Sherlock Holmes. Svagato, poco attento, poco disciplinato, non particolare. Risolve i casi più con l’intuizione che con la logica. Roba da far rabbrividire un amante dei polar serio. Ma non si legge Vargas per il polar. Si legge Vargas per entrare nelle atmosfere rarefatte e quasi magiche di questo universo fatto di bruma e tanti dettagli. Si legge Vargas perché questa è letteratura, bellezza, altro che giallo. Adamsberg mi ricorda Wallander, l’altro poliziotto dolente inventato da Henning Mankel, svedese. Un modo di creare poliziotti e polizieschi che trascende il genere, lo amplia, lo articola e lo rende più profondo. Baricco, che se ne intende, riconosce in lei “strepitosa qualità della scrittura”, frasi ben calibrate, dialoghi impeccabili, aggettivi scelti con cura, ritmo elegante e un’elegante ironia narrativa. Parla anche di Adamsberg come di un personaggio la cui arte sta nel creare “parentesi di nulla” nella vita quotidiana, momenti sospesi in cui la trama inevitabilmente rallenta per lasciare spazio all’intuizione e alla incertezza . Ecco, se Joel Dicker è la Formula 1 del poliziesco, Vargas è il suo Cammino di Santiago. Inutile dire che il primo è noioso proprio come una gara di formula 1, la seconda è quasi un percorso di crescita spirituale.
P.s. Ancora meglio la seconda trilogia di Adamsberg. Da non perdere.
